Il criterio della vicinitas, intesa come vicinanza della proprietà del ricorrente all’intervento contestato, non basta ai fini della sussistenza dell’interesse ad agire, dovendosi dimostrare che l’intervento sia idoneo a incidere negativamente sul fondo del ricorrente. È ammissibile l’impugnazione di strumenti urbanistici generali o attuativi, nel caso in cui il ricorrente censuri prescrizioni direttamente riguardanti i beni di proprietà o che ne comportino significativa riduzione del valore o dell’utilità; è possibile agire per la tutela dell’ambiente e della salute solo se i relativi danni siano debitamente evidenziati in giudizio. Cons. Stato, Sez. IV, 10 febbraio 2020 n. 1011 I ricorrenti hanno impugnato avanti il competente TAR gli atti di programmazione urbanistica relativi alla realizzazione di un “parco ludico-sportivo” in area situata nelle vicinanze delle rispettive proprietà, invocando, quale criterio fondante il proprio interesse a ricorrere, la vicinitas (intesa quale “vicinanza” dei fondi di proprietà alla zona interessata dall’intervento contestato). La realizzazione del parco, a dire dei ricorrenti, avrebbe leso i valori ambientali della zona e danneggiato la salute della popolazione, a causa del previsto conferimento di rocce e terre da scavo. Il TAR ha dichiarato il ricorso inammissibile: i ricorrenti avevano dimostrato la propria qualità di residenti nel comune interessato dall’intervento, ma non la proprietà di immobili nel territorio comunale, né il rapporto spaziale tra le loro unità immobiliari e l’area oggetto degli atti impugnati. In particolare, non erano provati i pregiudizi concreti eventualmente causati ai beni in questione. In appello, il Consiglio di Stato ha osservato che la vicinitas non giustifica, da sola, la proposizione del ricorso: occorre al contrario dimostrare anche che l’intervento contestato abbia capacità di propagarsi e incidere negativamente sui fondi dei ricorrenti. Ha proseguito il Consiglio di Stato confermando che è possibile impugnare uno strumento urbanistico, generale o attuativo: occorre, però, contestare prescrizioni che riguardino direttamente i beni di proprietà di chi agisce in giudizio, ovvero ne comportino una significativa riduzione di valore o di utilità. In tale contesto, può ammettersi il ricorso che contesti lo strumento urbanistico in quanto ritenuto lesivo dell’ambiente e della salute: tuttavia, perché sussista interesse, è necessario che i relativi danni siano debitamente evidenziati dal ricorrente. Poiché, secondo il Consiglio di Stato, nel caso specifico, i paventati danni all’ambiente ed alla salute non sono stati provati in modo concreto ed attuale, ma solo in via di ipotesi, le censure dei ricorrenti sono respinte. Per approfondimenti: giulia@avvgiuliadallecarbonare.it La presente newsletter è destinata a fornire solo informazioni di carattere generale. Non costituisce una consulenza legale e/o fiscale, né pretende di essere esaustiva, pertanto, non può essere invocata come tale.